mercoledì 28 gennaio 2009

Racconti umoristici

Francesca:
Un sabato sera dopo cena, ho invitato la mia amica Serena a giocare a casa mia.
Eravamo indecise, non sapevamo a cosa giocare, ma ad un certo punto a me si è accesa la lampadina …
-“Possiamo giocare con i bambolotti”!
Io avevo una bambola con i capelli scarruffati, attorcigliati e con dei nodi giganteschi, allora decidiamo di giocare alle parrucchiere.
Ci procuriamo un paio di forbici, un pettine e via…..SI COMINCIA L’OPERAZIONE!!!
Io, mister “tagliatutto“, ho dato una forbiciata e una ciocca di capelli è caduta in terra!
Ora che sono più corti, forse si possono pettinare meglio, allora Serena ha cominciato… con una fatica immensa, a pettinare ma non c’è riuscita, ha rotto il pettine!
Allora gli abbiamo messo la schiuma della mia mamma.
La bambola ha cominciato a perdere ciocche enormi di capelli. Io e Serena ci siamo messe subito a pulire, scoppiando dalle risate.
Allora abbiamo deciso di passare ai trucchi. Le abbiamo ricoperto il viso di fard scuro e le abbiamo dato un rossetto rosso.
Io avevo un mondo di vestiti così imitavamo i personaggi famosi e sfilate di moda con giurie severissime e incontentabili.
Prima che arrivasse mia madre abbiamo messo tutto in ordine, c’era un disastro catastrofico.


Erica:
CHE SFORTUNA!!
Questa notte è piovuto tantissimo ed è andata via la luce.
Mi sono svegliata e ho subito pensato:
-Ecco ci mancava solo questa!La luce è andata via ed io non vedo niente. Proprio ora che devo andare in bagno!
Io dormo su un letto a castello e quindi c’è la scala.
Mi sono messa in piedi sul letto, ho fatto un passo e… bum!
Ho inciampato nella fine del letto!
Ma non è finita!
la cosa più brutta è che … sono caduta dalla scala e mi ha sentito tutto il paese quando ho urlato: - Ahi, il mio sedere! Ma porca!
Mi sono alzata in piedi, ho continuato a camminare e… bum! Ho inciampato nel baule.
A quel punto mio fratello si è svegliato.
- Ma cosa sta succedendo tata?
- Niente Mirco, dormi!
- Non voglio dormire, è tutto buio, stai qui con me.
- Non posso! Devo andare in bagno, lasciami in pace!
- No! Devi stare con me!
A quel punto ho pensato: - Perfetto! Me la faccio addosso.
-Vieni con me in bagno e poi filiamo nel letto di mamma e babbo. A dire il vero avevo paura anch’io.
Siamo arrivati in bagno e per fortuna non l’ho fatta fuori. Insomma. E’ già tanto senza luce e con mio fratello che insisteva: - Tata, ma si va o no, nel lettone?
-Si va, si va, ma fammi finire!
Ci siamo messi a camminare in corridoio col buio pesto e ad un certo punto ho picchiato la testa nel muro e ho urlato:
- Accidenti al buio e quando l’hanno inventato!
Siamo corsi nel lettone e dopo cinque minuti ci siamo addormentati.


Lisa:
Una giornata da dimenticare
Tutto è cominciato con dei dannati, anzi dannatissimi pantaloni.
I pantaloni in questione, sono dannati perché senza la cintura, altrimenti non sarebbe successo niente.
Ma ora vi racconto come tutto è veramente cominciato, nell’ora di ginnastica, a scuola.
Mi metto le scarpe, faccio il riscaldamento e mi preparo per eseguire il percorso. Mentre sono in fila mi accorgo, per mia solita sfortuna, che non ho la cintura, ma non importa, posso sempre tirare su i pantaloni.
Emergenza! I pantaloni cascano. Faccio un passo e cascano, un altro e cascano un’altra volta.
Una mia amica mi aveva pure detto: - Stai attenta quando fai il percorso!
Me lo ha ripetuto mille volte ma io sono testarda e non l’ho fatto. Così quando è il mio turno corro, e già mi cascano un po’, faccio il percorso e al momento del salto con la corda i pantaloni mi cadono definitivamente.
A questo punto come mi dovrei sentire?
Tutti ridono, soprattutto i maschi che iniziano a fare battutine sciocche.
Io vorrei inabissarmi, cadere in un pozzo.
Forse esagero, ma in quel momento lo volevo veramente.
Ho subito pensato che ne avrebbero parlato per tutto l’anno. Ero rovinata.
Non è una cosa bella ridere di una faccenda spiacevole successa ad un’altra persona.
Vi domanderete come ho superato la questione, beh, facile: i miei compagni lo hanno dimenticato.


Aurora:
Il gatto acrobata
Un giorno ho deciso di addestrare il mio gatto Figaro a fare delle acrobazie strane.
Ho messo per terra un’asta fatta di legno e ferro e gli ho fatto anche una maglietta con il suo numero preferito: il quindici.
Sto per iniziare: - Stai ben concentrato perché se sbagli solo una virgola ti faccio fare la dieta variata, che hai una pancia più grossa di quella di un pesce palla!
Lui si è subito messo in posizione come un cane che ha sentito la preda, con le zampe ben poggiate per terra, quelle di sinistra in avanti e quelle di destra indietro.
Ma appena io ho detto. – PARTENZA!
Lui si è messo a dormire.
Ho gridato: - Forza, incominciamo! Salto con l’asta!
Ho provato a svegliarlo con una grattatina. Niente, la bella addormentata del bosco ha continuato a dormire.
Che barba questo gatto!

1 commento:

Anonimo ha detto...

NON MI PIACE L'ULTIMO RACCONTO